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CARTA GEOGRAFICA - INFORMAZIONI
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RAPPRESENTAZIONE DELLA SUPERFICIE TERRESTRE
 
I simboli cartografici 
Una carta geografica, oltre ad essere ridotta e 
approssimata, è anche simbolica, perché i vari elementi 
fisici ed antropici presenti sulla Terra, come rilievi, 
mari, fiumi, città, colture, ecc., vengono rappresentati 
con SEGNI CONVENZIONALI o con colori il cui significato 
è spiegato da una legenda apposta ai margini della 
carta. Tra i simboli più comuni meritano particolare 
attenzione quelli relativi alla rappresentazione 
del rilievo. 
Nelle vecchie carte i rilievi erano raffigurati 
in modo schematico con trattini disposti a mucchi 
di talpa, che indicavano il grossolano profilo delle 
montagne osservate di fianco, oppure con trattini 
sistemati a spina di pesce ai lati di una striscia 
bianca, che indicava la direzione della dorsale 
montuosa. 
 
Nelle carte moderne, invece, si ricorre al tratto 
forte, al tratteggio, allo sfumo, alle tinte altimetriche 
e alle curve di livello. 
 
Il tratto forte consiste in linee molto marcate, 
che con il loro aspetto sinuoso simulano l’andamento 
delle catene montuose principali, diventando più 
spesse là dove i rilievi assumono maggiore estensione. 
Di solito sulla carta vengono anche segnate le quote 
più significative. 
 
Il tratteggio consiste nel disporre affiancati dei 
trattini a forma di triangolo isoscele allungato, 
orientati nel senso della massima pendenza, diventando 
quindi più grossi e più fitti là dove il pendio 
è più ripido. 
 
Lo sfumo consiste nel mettere in risalto le parti 
prominenti di un rilievo con un’ombreggiatura di 
uno stesso colore più o meno estesa, a seconda della 
pendenza. 
 
Le tinte altimetriche consistono in colori che variano 
con l'aumentare dell'altezza, e si usano di solito 
negli atlanti scolastici. In genere si usa il verde 
per le pianure al di sotto dei 200 m, il marrone 
chiaro per le zone comprese tra 200 e 500 m, il 
marrone più scuro per le zone che vanno da 500 a 
1.500 m ed il rosso cupo per le zone più elevate. 
 Le curve di livello, dette anche isoipse, dal greco 
isos =“uguale”e iupsos = “altezza”, sono linee che 
uniscono tutti i punti aventi la stessa altezza 
sul livello del mare. Esse costituiscono il sistema 
più perfetto per rappresentare i rilievi e vengono 
usate nelle carte a grande scala, come quelle topografiche. 
Le curve di livello si ottengono immaginando di 
intersecare un rilievo del terreno con dei piani 
paralleli alla superficie del mare e distanti fra 
loro ad intervallo regolare; l’insieme dei punti 
dove i piani incontrano il rilievo sono rappresentati 
da linee continue più o meno sinuose aventi la stessa 
quota, che rappresentano appunto le curve di livello, 
la cui proiezione in piano è l’isoipsa.. 
Le isoipse presentano, quindi, due proprietà: l'equidistanza 
e l'intervallo. 
L'equidistanza esprime il dislivello che sulla superficie 
terrestre esiste tra due curve successive ed è un 
elemento costante, mentre l'intervallo è la distanza 
che intercorre tra due curve successive sulla carta 
ed è un elemento variabile in rapporto alla ripidità 
dei pendii. Ne deriva che quanto più l'intervallo 
è minore, cioè dove le isoipse risultano più ravvicinate, 
tanto più la pendenza è accentuata. Inoltre è facile 
dedurre che le isoipse, se hanno un andamento regolare, 
indicano un rilievo con morfologia dolce; se presentano 
un andamento tortuoso, invece, sottintendono una 
morfologia accidentata. Dalle isoipse, insomma, 
attraverso un semplice sistema di proiezioni si 
può ricavare il profilo altimetrico di una montagna, 
cioè la sua reale configurazione. 
Nelle carte topografiche nell’ambito delle isoipse, 
o curve di livello, si distinguono: le curve direttrici, 
rappresentate da una linea più marcata e con equidistanza 
di 100 m; le curve intermedie, rappresentate da 
linee continue di tratto più fine delle precedenti, 
con equidistanza di 25 m; e le curve ausiliari, 
rappresentate da linee tratteggiate la cui equidistanza 
è di solito di 5 m. 
Per rendere più plastica la rappresentazione del 
rilievo, nell’esecuzione delle carte si introduce 
spesso il lumeggiamento, si cerca cioè di evidenziare 
certe parti creando un contrasto chiaro-scuro, illuminando 
alcune zone ed ombreggiandone altre. Se la sorgente 
luminosa si immagina allo zenit, ossia sulla verticale 
del foglio di rappresentazione del terreno, si ha 
un lumeggiamento zenitale, per cui risulteranno 
ben illuminate le cime e le creste e saranno più 
in ombra le parti basse dei rilievi e le zone a 
forte pendio. Nel lumeggiamento obliquo, invece, 
si suppone la sorgente luminosa posta a NW ed a 
45° di altezza sul foglio: saranno quindi ben illuminate 
e chiare le zone poste a NW, poco quelle rivolte 
a N e a W ed oscure le altre. | 
 
 
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